Rheingold – Monnaie 2023

Altinoglu è bravo, nessun dubbio su questo, ma nel finale tende a spazzare via la musica senza quell’afflato epico che a me piace e che ritengo indispensabile per darmi quel brivido di elettricità che chiedo a Wagner in generale e in specie al Ring. Del resto già sulla maledizione dell’anello Scott Hendricks offre suoni più parlati che cantati che non mi piacciono per niente. Siamo nel XIX secolo, anche se non bisogna dirlo ad alta voce, Wagner è figlio del suo tempo, le arie le scrive – eccome – e con tutta la retorica imposta dalla sua epoca. Il “maledetto sia questo anello” deve scolpirsi forte e a tutto tondo nella nostra fantasia. E’ un proclama da cui discendono le successive tredici ore di musica (una bagatella). Ma anche l’inizio della terza scena mi è parso sotto-tono, così come non ho apprezzato che un gigante mimasse il canto dell’altro.

Sì, questa è una trovata di Castellucci. Mi piacerebbe chiedere a questo genio se si è mai accorto che Fasolt e Fafner, benchè fratelli, sono molto diversi tra di loro. Wagner, che tende a rappresentare come strutture omogenee i gruppi (ad esempio nel Ring Valchirie, Figlie del Reno, Norne), non differenzia i personaggi se non c’è un motivo preciso per farlo. In questo caso il contrasto tra il gigante che non vuole rinunciare all’Amore e quello che considera Freia un mezzo per arrivare ad altro è capitale. Non è un caso che il primo abbia la peggio e l’altro conquisti l’anello maledetto tanto che sul finale il regista è costretto a lasciare che i due personaggi percorrano ognuno la propria strada.

Ma cosa sto a parlare della costruzione drammatica del Ring a gente che se ne frega altamente? Castellucci mi risparmia la sedia a rotelle e il taglio delle vene ma moltiplica i personaggi, fa muovere le labbra a dei bambini che interpretano gli dei. Alcune immagini sono affatto suggestive e rimangono impresse in testa (tutto l’inizio dell’ultima scena o il fondo del Reno ad esempio) ma faccio a meno dei marmi greco-romani scopiazzati da Chéreau o dei corpi nudi sdraiati a terra che mi hanno rievocato un Ring scaligero-berlinese di alcuni anni or sono. Ma chi sono io per non unire la mia voce ai corifei del capolavoro registico?