Musei a Vercelli

Non pensavo che il passato di Vercelli fosse tanto remoto. Me lo mostra il Crocifisso dagli occhi aperti, un’iconografia comune in oriente e nelle epoche più antiche del medioevo. Nel museo diocesano è possibile osservare dettagli di oreficeria (la finitura dei capelli e della barba) che altrimenti andrebbero persi.

La rilegatura del codice di un Vangelo antecedente la Vulgata offre un viaggetto tra Limoges ed Acquisgrana

E sono sempre affascinato dal gusto ingenuo ed espressivo dell’arte di epoche lontanissime, in cui pochi tratti disegnano con precisione chirurgica gli Atti degli Apostoli.

Un’altra storia mi aspetta nel Museo Borgogna, dove tavolini e quadri in pietre dure, mobilio in legno, avorio e madreperla parlano di un raffinato collezionismo ottocentesco. La sorpresa riguarda il piano terra dove l’arte locale ha un grande risalto con Lanino, Defendente e Gaudenzio Ferrari. Questa Assunta dal corpo flessuosamente sexy vale da sola la visita

come non posso rimanere indifferente alla consistenza terrena dell’angelo annunciatore. E’ una scena tutta immanente che tocca la nostra sensibilità.

Dopo questi capolavori ammetto di aver passato con sazietà e fretta i dipinti fiamminghi e mi sono risvegliato al secondo piano dove ho trovato interessanti opere di artisti a me del tutto ignoti. Questo Alciati, ad esempio, anche quando limita la propria tavolozza a poche tonalità come in questa proustiana signora in rosa ha un vivace senso delle sfumature, è vario e contrastato (il gioco della capigliatura rossa, l’alternanza di nero e dei toni salmonati dell’abito).

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