Paul Lynch – Prophet Song

“…Ci hanno offerto dei visti, sa, per l’Australia, e li abbiamo rifiutati, mio marito disse di no, papale papale, disse che non era possibile andarsene a quel tempo e credo che avesse ragione, ma come avremmo potuto sapere in alcun modo, come chiunque di noi avrebbe potuto sapere cosa sarebbe capitato, penso che altri sembrassero sapere, ma non ho mai capito come potessero essere sicuri, intendo dire, non si sarebbe mai potuto immaginare, neppure in un milione di anni, che sarebbe capitato tutto questo, nè io ho mai capito quelli che se ne sono andati, come hanno fatto ad andarsene così, lasciando indietro tutto, tutta quella vita, tutta quella esistenza, era del tutto impossibile per noi far questo in quel tempo e quanto più ci ripenso tanto più mi sembra che non si potesse fare nulla, intendo dire che non c’è mai stato un vero spazio di azione…”

E poi qualcuno ci dirà che Paul Lynch ha descritto una distopia. Talmente distopia che in una intervista su Channel 4 lo scrittore dice di essersi ispirato alla Siria e di aver ambientato il suo romanzo in Irlanda perchè lui vive a Dublino. Eh certo che ce ne sono di luoghi distopici, in Medio Oriente, Ucraina, Afghanistan, Africa… una lista lunga “…il mondo sta finendo ancora ed ancora in un posto ma non in un altro, il mondo sta sempre finendo in un luogo ma non in un altro e la fine del mondo è sempre un evento locale, capita al tuo paese e visita la tua città e batte alla porta di casa tua e per gli altri non è che un lontano avvertimento, un breve bollettino di notizie, un eco di eventi che sono passati al folklore…

Paul Lynch descrive cose che probabilmente non ha mai vissuto in prima persona: la polizia che bussa di notte per prelevare gli oppositori politici, la fuga dai cecchini, l’esito di un bombardamento, ospedali sopraffatti dalle emergenze, la violenza di uno stato di polizia.

Nel medioevo greco l’Ellade perse l’uso della scrittura. Non esiste nulla di definitivo e si può sempre scendere nella barbarie. Qui e adesso. La protagonista del romanzo si aspetta che l’Unione Europea faccia qualcosa e in poche settimane si trova su un barcone della speranza, nel disinteresse di tutti, in mano a delinquenti che solo qualche mese prima erano gente per bene.

Un libro immenso, che merita il Booker Prize. Ci si deve abituare alla punteggiatura fantasiosa, che costeggia l’anacoluto. Poi ci si rende conto che non si può descrivere un mondo che implode nel caos seguendo le regole di Nonna Papera.

Assieme al resto del libro le parti in corsivo saranno disponibili – sicuramente in una traduzione migliore della mia – dal mese di marzo 2024. Guai a chi non lo compra.