Montemezzi – Amore dei tre re – Scala 2023

Non so chi scrisse che nell’opera italiana il basso è impegnato a impedire l’amore tra il soprano e il tenore… di certo questo triangolo forma la trama de L’ Amore dei tre re, l’opera di maggior successo scritta da Montemezzi.
Ci sono il medioevo inventato post-wagneriano, l’espansione lirica italiana, il linguaggio armonico e musicale di tutto il passaggio tra ‘800 e ‘900, un mondo colto a mezza strada tra Puccini, Zemlinski e Strauss. Viene naturale chiedersi fino a che punto sia giusto rivalutare questo repertorio oggi dimenticato. Qualcuno obietterà che non vale la pena faticare con opere che – per quanto osannate al loro apparire – sono state impietosamente sepolte dal tempo. Io invece sono felice di essere entrato in contatto con questo lavoro. Anzi, alla fine del terzo atto ho pensato di aver ascoltato della buona musica niente affatto inutile che merita uno spazio nella produzione di inizio XX secolo.

Sono convinto che questi titoli poco noti ci guadagnino da regie semplici che si limitino a raccontare la storia senza interpretazioni che, del resto, si adattano male a questo repertorio: nessuno qui cerca il puro umano. Penso poi che il direttore Pinchas Steinberg e i suoi artisti (Evgeny Stavinski, Chiara Isotton, Roman Burdenko, Giorgio Misseri e Giorgio Berrugi – giusto per citare i personaggi principali) mostrino un’abnegazione appassionata che da sola basta a far applaudire la loro fatica. D’altronde, mancandomi una conoscenza di questo repertorio non ho pietre di paragone su cui appoggiarmi per giudicare quanto ascolto. Non lasciamoci sfuggire l’occasione di scoprire qualcosa di nuovo.