GAM Genova Nervi

L’arte ottocentesca non è il mio genere favorito, posso anche apprezzarne il rigore formale e il virtuosismo tecnico, come in questa bimbetta gioiosa, ma in generale non mi entusiasmo.

Cambia la solfa con questo Nomellini in cui a suscitare il mio interesse non è soltanto la spalla della gentil donna, ma il suo abito che si scioglie in un turbinio di sfumature di colore.

E’ il mondo del liberty. Lo vediamo dalla quantità di giovani dalle forme sinuose (che mi ricordano la pubblicità del Plasmon) impegnati con ghirlande di fiori in un crescendo di luminosità che culmina nel tessuto rosso-aranciato che prende il volo sul lato destro. Ovviamente c’è tutta la tecnica divisionista, ben visibile non solo sulle erbe tra le quali corrono i personaggi ma sopra tutto nel cielo.

Pompeo Mariani ha un occhio puntato all’attualità divisionista, con la sua denuncia sociale (i dark satanic mills rosso sangue della fascia centrale che contrastano con i colori freddi delle parti alte e basse del dipinto) e con l’altro occhio guarda alla pittura di genere alla Induno con il bacio del marinaio in partenza.

Le sezioni novecentesche della GAM genovese offrono tantissime chicche tra le quali non riesco obiettivamente a fare una scelta. Mi accontento dell’alterazione cromatica del mare saturo del sangue dei tonni

e di Alberto Martini, rappresentato da due opere. Un presepe circolare, chiuso da tre cipressi, dai magi e da due oranti che abbracciano la sacra famiglia mentre il pastore suona la sua zampogna nella parte posteriore del gruppo
e soprattutto questa Convalescente, dai capelli sudati, la vestaglietta che si appiccica a un corpo smagrito che fatica a tenere aperto il libro. Uno sguardo intimo cui non sono insensibile.