Wozzeck in traduzione ritmica

Nel ’54 era prassi normale cantare le opere straniere in traduzione: non esistevano sopratitoli, impossibile scaricare da internet i libretti, l’ascolto e lo studio casalingo di un’opera – anche italiana – era problematico.
E’ evidente: la traduzione ritmica in una lingua strutturalmente diversa chiude il testo in un letto di Procuste. Pensiamo per esempio alla parola “Blut” un monosillabo centrato su quella U cupa che nella musica di Berg squarcia con un impressionante crescendo il petto di Wozzeck nello spettrale dialogo con l’idiota. Oppure la O chiusa di “Tot”, per giunta incastonata tra due consonanti sorde. I plurisillabi che l’italiano ha a disposizione distruggono la linea musicale ed inseriscono una sonorità affatto diversa. “Sangue” si diluisce in uno spazio dilatato e la “O” aperta del bisillabo piano “morta” non trasmettono il senso di chiusura su se stessi dell’originale tedesco. E le quattro note su cui si canta “assassino” possono pure occupare lo stesso tempo delle due di Mörder: rinunceremo però alla stilettata della parola usata da Buchner.
In compenso però la bistrattata traduzione ritmica consente a grandi artisti di affrontare una partitura come il Wozzeck. Se qualcuno crede di poter fare a meno di Tito Gobbi in Berg si ascolti il momento in cui il protagonista trova che Margaret è calda. Si viene scossi nel profondo.
E non ho mai trovato un dottore più carico emotivamente di quello di Tajo: la sua entrata nella quarta scena è da brivido. La “aberratio mentalis partialis” trasuda follia criminale.
Ovvio che la prosodia della lingua italiana obblighi a tempi leggermente più distesi, ma Sanzogno racconta l’interludio finale con chiarezza formale, preparando bene i climax e lasciando in bella mostra i piani sonori di questa partitura.
Pur preferendo un Wozzeck in tedesco  trovo che questa vecchia registrazione ci offra una prospettiva che è bene conoscere.