Strauss – Daphne – Kempe (1950)

Si tratta della registrazione radiofonica di uno spettacolo dal vivo. Qualità audio buona, ma non eccelsa: il suono tende a saturare in modo fastidioso, specie nei concertati – spesso troppo confusi.

Se non mi entusiasmano i legni dell’introduzione, trovo bellissimo il finale, di chiarezza bouleziana ed espressione contenuta. Più che la partecipazione emotiva alla metamorfosi di Daphne sentiamo lo stupore per il fenomeno naturale descritto.

La voce di Gudrun Wuestemann, leggera, da Zerbinetta, aiuta bene la resa delle fioriture di una parte impervia e leva l’aspetto matronale da copia-carbone della Marescialla. Questa Daphne agisce in modo istintivo, da ragazzina adolescente. Come la Diemut di Feuersnot rifiuta il sesso, ma al contempo non è insensibile al corteggiamento da parte di Apollo – si veda lo stupore di fronte alla muscolatura del Dio! – anche se poi preferisce l’amore di un essere umano (si anticipa la scelta di Danae in favore di Midas).

Anche Gea (Helena Rott) è relativamente chiara, quanto meno priva di certi accenti caricaturali da vero uomo. Sublime Gottlob Frick (Peneios) ma discutibile Helmut Schindler. Quest’ultimo ha una voce degna di Erode più che di Sigfrido. Funziona benissimo se si deve presentare nelle vesti di semplice pastore, ma non riesce ad esplodere in squilli eroici quando si tratta di impersonare il Dio Apollo. Per lo meno mi è parso che la sua dinamica fosse affatto piatta e ho spesso rimpianto la ricchezza timbrica di James King . Vero che con Bohm siamo in una registrazione stereofonica ben più lusinghiera, però Werner Liebing è un Leukippos molto sfaccettato, pieno di sottigliezze espressive che fanno di lui la vera divinità di cui qualunque creatura si innamora.