Nozze di Figaro RAI 1956

Allora la televisione trasmetteva un solo programma serale, in bianco e nero, su schermi piccoli e tondeggianti. A giudicare dalla mancanza di sincronia con le labbra, i cantanti dovevano muoversi su una registrazione audio pre-confezionata. Il mezzo televisivo del tempo privilegiava le riprese in figura intera o mezzo-busto. Insomma, questo documento è fatto in uno studio tv che voleva fingere di essere uno spazio teatrale.

Ma quanto si impara! Rossi Lemeni si limita a malmenare la parrucca del conte per delineare la complessità dei suoi rapporti con il padrone e più tardi, nel monologo del quarto atto, la ricchezza della sua mimica tratteggia i caratteri di Figaro meglio di un ponderoso programma di sala. Tutto con inquadratura fissa in primo piano. E se si chiudono gli occhi c’è una masterclass su come si disegna la psicologia di un personaggio con il solo canto.

Poi accontentiamoci del legato di Marcella Pobbe, della commovente Susanna di Rosanna Carteri (che mi ha scosso alcuni mesi or sono in una Traviata da sogno), di Alva titanico in un ruolo minore; dell’ignobile battisolfa Nino Sanzogno che spiega a noi saputelli del XXI secolo cosa sia la prosodia italiana di Mozart, quanta vivacità ed elasticità agogica in questa musica affrontata in modo storicamente disinformato. E che belli i recitativi! Ma che bello tutto, mi vien da dire. E adesso comprendo perchè in quell’epoca dei contadini che avevano fatto al massimo le elementari potevano discettare con cognizione di causa di opera lirica.