Bohm – Rosenkavalier 1959 DGG

Anche scegliendo un tempo rapidissimo per il primo preludio, Bohm non rinuncia a rallentare – e pure molto – quando la necessità drammatica e la partitura lo impongono. E’ sempre fluido ed elastico senza addormentarsi: il palcoscenico immaginario dell’ascoltatore deve essere perennemente in moto. Si veda per esempio il sospiro marcatissimo su cui si interrompe la Marescialla che sta per evocare la volta in cui il marito, che doveva essere lontanissimo, per poco non la coglieva – è il caso di dirlo – in fallo. Anche però il fitto dialogo di – e con – Ochs: l’interazione delle dinamiche con Mariandel, le inflessioni di voce che creano un Konversationston che non è soltanto libertà ritmica ma anche – e soprattutto – espressione. D’altronde è un capolavoro la differenziazione dei “Lallalla” con cui si introduce nel secondo atto il celebre valzer “Ohne mich“.

Essendo un recensore dilettante non mi soffermo sui singoli particolari dell’esecuzione ma preferisco concentrarmi sui dettagli da cui scaturisce l’originalità di questo documento, ad esempio un “Papà, papà…” in cui Strauss prevede che il coretto infantile scenda di un semitono, dal mi al mi bemolle, come fanno i bambini che stonano facilmente. Sembrava un errore ed invece il Beckmesser che è in me ha dovuto riporre il gessetto e spalancare la bocca di fronte all’evidenza del testo. Ma anche alcune esclamazioni di dolore del moribondo Ochs seguono con puntiglio le indicazioni dinamiche di Strauss con il crescendo che muore rapidamente, strozzato in gola.

E’ una registrazione integrale, stereofonica, in cui forse i microfoni hanno giocato un grandissimo ruolo nel rendere tutti i piani sonori: si odono le linee dei concertati – anche di quello complicato del secondo atto – come dei diversi banchi d’orchestra (si pensi ai molti punti in cui Strauss suddivide gli archi almeno in otto parti). Sublime lettura che aiuta certo a capire meglio il capolavoro di Strauss e Hoffmanstahl.